DUE SALITE SPECIALI
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Un breve resoconto di due salite davvero speciali, due gite fortemente volute e desiderate per tante tempo. Finalmente l’occasione càpita... e occorre coglierla!! |
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10 dicembre 2015
Roc du Mulinet (Punta Martellot) 3469m
Cascata-Couloir Est 700m ; 3+, IV (TD)
Una salita che resterà nella nostra piccola storia! Queste le parole per descrivere un vecchissimo sogno, un progetto che avevo da tempo ma che, come magari capita spesso, si fa fatica a concretizzare. Ma, ogni tanto, i tasselli si riescono a comporre…Meteo, condizioni della montagna, tempo a disposizione…ma anche condizione fisica e mentale per provare una salita con tantissime incognite! Era tempo che volevo orientare i miei obiettivi verso qualcosa che non fosse dettato da informazioni certe e concrete, dove l’unica certezza fosse l’incertezza, la solitudine, e l’ambiente selvaggio. Tutto ciò l’abbiamo trovato in una “vecchia” salita di quel grandissimo alpinista che era il visionario Gian Carlo Grassi. L’idea iniziale era la cascata O sole mio, al Dome du Mulinet, ma l’autunno davvero secco di quest’anno non ha permesso che si formasse questa bellissima perlaghiacciata. Era invece davvero bella e “gonfia” la vicina cascata che precede il couloir est di Punta Martellot… e così la scelta è stata questa! E’ così che, alla luce delle frontale andiamo a dormire al rif. Daviso, sopra Forno Alpi Graie. Locale invernale davvero bello, ma freddissimo e sguarnito del materiale necessario per cucinare …poco importa! Il giorno dopo, ancora al buio, ci troviamo a percorrere la prima parte del sentiero che porta alla Levanna. Dopo circa venti minuti, ormai con la luce, tagliamo a sinistra, per raggiungere la parte alta della morena situata di fronte al nostro obiettivo. Lì capiamo davvero la bellezza e l’entita del tutto…Avanti decisi: un lungo traverso verso sinistra e siamo all’attacco. Da lì, meccanicamente, i gesti si susseguono: scalare, fare sosta,scalare. E poi ancora via nel canale, poi ancora goulotte e strettoie di neve…Fino a vedere il sole, ormai a cinquanta metri dal colle!! Ambiente stupendo e davvero selvaggio. Arriviamo alla finedelle difficoltà ancora abbastanza presto, è circa l’una. Ma la salita non è ancora finita! Occorre scendere un centinaio di metri sul versante francese, per poi risalire a sinistra e, su bei pendii di neve, traversare sotto il Dent d’Ecot fino allo stretto intaglio della sella di Groscavallo. Vista da sopra non fa una bella impressione, ma ormai il dado è tratto! Giù con la prima doppia, poi due bei chiodi da roccia e via altri 60 metri nel canale. Da lì, capiamo di essere quasi a posto. Ancora circa 200m di disarrampicata nel facile canale, e arriviamo sul piccolo ma suggestivo ghiacciaio del Mulinet. Momenti magici…finite le difficoltà, ma ancora in ambiente…si comincia davvero solo in quel momento ad assaporare quanto è stato fatto! Il rientro è lungo, ma molto bello…ed è proprio sulla discesa, come avviene spesso, che nascono i nuovi progetti…sì, perché sull’Uja di Mezzenile sembra esserci un’altra linea stupenda….!!!!!!
Ancora una volta, grazie a Roby…vent’anni di cordata insieme e ancora voglia di esplorare!!
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20 dicembre 2015
Uja di Mezzenile 3420m
Goulotte Mandarina Citrouille 450m ; 3+, IV, 4a (TD)
E sì… dieci giorni fa scendevamo dalla nostra magnifica salita alla Punta Martellot… E già lo sguardo si portava verso lo strettissimo canalino che ospita Mandarina Citrouille, altra magnifica linea del grande Gian Carlo Grassi. Lontana, tecnica, esposta a notevoli pericoli vista l’esposizione al sole e la soprastante parete rocciosa che convoglia tutto nella goulotte… Ma quet’anno l’alta pressione sembra non finire mai…e le condizioni della montagna sono davvero ottimali! Che fare??? Si parte! L’idea iniziale è di dormire al Ferreri, lo storico bivacco posto dalla parte opposta del vallone rispetto al rif.Daviso. Ma, all’ultimo, il tempo sembra cambiare per il secondo giorno, almeno sui confini. E allora?? Si fa in giornata…. Sveglia alle due, appuntamento alle 2.45…partenza un’ora dopo. Ormai il sentiero lo sappiamo a memoria, anche se la presenza di ghiaccio ci rallenta non poco. In ogni caso, dopo circa 5 ore, eccoci all’attacco. Condizioni davvero secche rispetto alle foto del libro di Grassi…Addirittura un breve tiro di ghiaccio di cascata al posto della terminale! Purtroppo, messo piede sui pendii nevosi superiori, ci rendiamo subito conto che le condizioni non sono già più quelle di dieci giorni fa’. Il caldo è ancora aumentato, la neve è molle, sfondosa, e la progressione è molto rallentata. Ma siamo qui. Decidiamo di aumentare le precauzioni, vista la precarietà del pendio: procediamo a tiri anche sulla neve…se non riusciremo a uscire pazienza, abbiamo tutto il materiale per attrezzare le calate di discesa. E così si sale, più lentamente della volta scorsa, ma in un ambiente davvero straordinario. Dopo una parte su neve comincia il ghiaccio… strettoie, canale, ghiaccio, misto tecnico. Davvero una linea incredibile! Purtroppo non riusciamo a completare la salita: prima qualche scarica di neve più grossa del normale ci fa impensierire, poi perdiamo tempo nel tentare di aggirare una sezione priva di ghiaccio. L’ultima parte, inoltre, sembra davvero troppo secca. A malincuore come sempre, ma tenendoci dalla parte della prudenza, dobbiamo prepararci a scendere… non sarà facile, dobbiamo attrezzare molte doppie. Ma la scelta non la rimpiangiamo: abalakov, chiodi d’abbandono, chiodi da rocci a …via fino alla base! Anche questa una straordinaria avventura, nella solitudine più assoluta… e sulla strada del ritorno, si pensa già a tornare!!
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